"La gente a tutto è disposta a rinunciare, fuorchè ai propri errori."

(Indro Montanelli)







giovedì 3 novembre 2011

IL SOSPETTO DEI BAMBINI

I bambini ti credono subito, ti prendono sempre sul serio; sono sguarniti del “legittimo sospetto”, loro, incapaci di prendere qualcosa “con le pinze”…per ogni piccolo esserino è impossibile anche solo pensare una mezza verità, domandarsi se una mezza verità corrisponda necessariamente ad una mezza menzogna.

Non capiscono loro, non hanno ancora quelle sovrastrutture che ci fanno pensare che, a volte, quello che diciamo non è tutto o, forse, non è proprio così come l’abbiamo detto. Il confine netto tra ciò che è e ciò che si narra (che diventa inevitabilmente qualcosa in virtù di chi lo racconta e di come, perché lo racconta) non si è ancora radicato in loro; sfuggono al cavillo, all’obiezione faziosa, al relativismo di ogni opinione.

Non sanno che le parole a volte sembrano sfuggire proprio mentre stavi per afferrarle…e allora ne prendi un’altra, ma non è più la stessa cosa! Che cosa succede allora?

Succede che hai appena espresso qualcosa che corrisponde alle tue parole, sì, ma non più a quello che avevi in mente…a volte! [difetti di oratoria o fluire del pensiero]

E le parole si perdono nel mezzo, in quella zona di indistinzione, in quel vuoto.

E poi, c’è l’ironia, il sarcasmo, e quello proprio non lo conoscono; se li prendi in giro si offendono subito, se la prendono. Ma non sono mica permalosi, solo non capiscono! Non capiscono che se dici una cosa ridendo il significato magari è un altro, magari si cerca un contatto con l’altro, magari si ride in compagnia, si sdrammatizza o magari si sceglie solamente di dire una verità ridendo (perché ridendo si possono dire tante verità, quasi tutte!)…Chi lo sa? I bambini non lo sanno di certo!


I bambini questo ancora non lo sanno, e non fateglielo sapere: ci sarà tempo.

Piuttosto pensiamoci noi, davanti a quei visini a non imbrogliarli, a non confonderli con il nostro linguaggio già pronto a smentire, tergiversare, alludere; pensiamoci noi a prenderci davvero sul serio, almeno davanti a loro…


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