"La gente a tutto è disposta a rinunciare, fuorchè ai propri errori."

(Indro Montanelli)







lunedì 27 gennaio 2014

27 gennaio 2014: Giornata della Memoria

Oggi è il giorno della Memoria, data deputata al ricordo del genocidio degli ebrei per mano dei nazisti e di tutti i genocidi e gli stermini che sono avvenuti e avvengono nel mondo. Per questa giornata, il Corriere della Sera ha pubblicato sul suo sito dei brevi filmati che raccontano la storia di Vera Vigevani Jarach, una donna scappata dall’Italia da bambina e sfuggita così alla deportazione; quella stessa donna, molti anni dopo, ha perduto la figlia diciottenne, rapita durante il periodo della dittatura militare argentina e uccisa in uno dei tanti “voli della morte”. Questi brevi filmati sono molto interessanti perché allargano la prospettiva della memoria e universalizzano il dolore e il senso di ingiustizia.

Al di là di tutte le riflessioni che si potrebbero fare sul tema, e che probabilmente sono già state fatte, un momento in particolare di questi racconti mi ha molto colpito: il momento in cui la signora Vera si trova con il regista davanti a quel mare, a quell’oceano che costituisce ormai l’unica tomba per sua figlia e per altri trentamila ragazzi. Lì, Vera dice che è molto difficile essere la madre di un figlio morto, perché non si può più essere madre dopo la morte, ma necessariamente si rimane madre e, quindi, in lutto perenne.

E’ qualcosa che, in un certo senso, distorce la natura e la piega ad una logica incomprensibile al sentire umano, è qualcosa che non si può superare e, per questo, credo che ogni mamma, ogni genitore, debba cercare un modo, un motivo valido per vivere ancora, al di là della mera sopravvivenza. Vera ha trovato questo motivo, nella conservazione della memoria, individuale e collettiva, nella sensibilizzazione e nel racconto perpetuo. Ha consegnato sua figlia e il suo dolore di mamma alla storia, rendendosi parte di essa.

Mi chiedo, con il passare degli anni, quanti impercettibili cambiamenti abbia notato nei suoi racconti, quante parole scartate, quante scelte: mi chiedo sa abbia visto mutare il suo ricordo personale in fatto storico, mi chiedo se abbia sentito poco a poco crescere la distanza.

Me lo sono chiesta, mentre la vedevo gettare in mare dei fiori: come riporli sulla tomba.

Mi sono chiesta cosa proverà quella donna mentre guarda il mare, quelle acque che hanno accolto sua figlia per l’ultima volta. Toccherà quell’acqua? Riuscirà a bagnarsi alla riva? Se lo farà, è solo perché è riuscita a mettere una distanza, è riuscita a consegnarsi alla storia.
Probabilmente l’unico modo per sopravvivere.