Parlare di tutela e sviluppo della cultura in Italia oggi
significa trattare un tema molto importante ma spesso affrontato in maniera
poco consapevole ed efficace. In primo luogo appare evidente sottolineare il
legame necessario tra i due termini dell’indagine: non può esservi sviluppo, se
non c’è tutela di ciò che si possiede. Un concetto semplice, apparentemente uno
spot, un motto privo di profondo valore; invece non è così, ed è proprio questo
il problema fondamentale del nostro Paese. Manca, prima di ogni altra
considerazione, la consapevolezza, la coscienza del ruolo attivo che la cultura
e l’arte hanno nelle nostre vite.
Sembra essere avvenuto, ormai da decenni, un cortocircuito
per cui l’arte e la cultura in ogni sua forma esistano e vadano fruite solamente
attraverso lo strumento del “museo polveroso”: l’unico spazio che, troppo
spesso, l’Italia ha dimostrato di concedere alla cultura, in tutte le sue
espressioni, è quello della contemplazione più o meno consapevole ed ammirata.
La cultura non è più vista come qualcosa di vivo, di presente, capace di
interagire ed arricchire chi vi si avvicina; non esiste più la convinzione per
cui si possa fare cultura, praticarla; ora è semplicemente un lungo album
fotografico, per ricordare ciò che di importante è stato, ma non è più. La
cultura è quindi divenuta nient’altro che il “luogo dei ricordi”.
E’ a partire da queste considerazioni, dunque, e dalla
volontà di cambiare questo stato di cose che bisognerebbe parlare ed interrogarsi
sullo stato della cultura oggi.
In questa prospettiva, il primo passo riguarderebbe la
necessità di risvegliare la coscienza sopita dei cittadini e delle istituzioni:
questo è possibile sempre partendo dall’educazione e dalla formazione delle
nuove generazioni e, dunque, del futuro. Una profonda riforma della scuola
dovrebbe essere un momento necessario in questa direzione: riconoscere un
valore all’istituto scolastico e al corpo docente significa garantire agli
studenti una conoscenza ricca e profonda. Ma riconoscere un valore al corpo
docente significa, anche, offrire loro delle garanzie economiche, dei contratti
che permettano di costruire percorsi personali e professionali, significa
riconoscere il loro ruolo fondamentale nella nostra società, non solamente con
la retorica dei comizi.
Un’altra conseguenza della visione “museale” della cultura
riguarda, poi, il vantaggio economico che un patrimonio culturale ed artistico
come quello italiano può portare con sé: l’Italia è un paese in cui il turismo
ha un ruolo fondamentale e potrebbe, da solo, costituire gran parte del
Prodotto Interno Lordo. In questa prospettiva, varrebbe la pena di cercare
delle modalità sempre nuove per fare turismo, per presentare le nostre
ricchezze. Uscire dalla logica museale, in tal senso, significherebbe proporre
un’arte ed una cultura che siano sempre più interattive con il fruitore
appassionato, con il passante occasionale, con il cittadino tout court;
interattività data sia dall'utilizzo delle nuove tecnologie (guide
multimediali, applicazioni per smartphone, realtà aumentata) che da una
maggiore comunicazione tra il turista e l’ambiente che va a visitare.
Liberare la nostra cultura, e più in generale la nostra
conoscenza, dagli stretti confini di un vecchio museo, infine, significa
rivalutare e ripensare le biblioteche. Qui, più che altrove, il fraintendimento
è stato pienamente realizzato: luoghi deputati alla raccolta di testi messi a
disposizione per la libera fruizione dei cittadini trasformati, invece, in emblemi
di un collezionismo sterile e poco partecipato. La biblioteca dovrebbe essere
un luogo della comunità, a disposizione di tutti; dovrebbe essere un luogo di
passaggio, di scambio e di comunicazione, al pari di un aeroporto o di una
stazione ferroviaria. La biblioteca, però, dovrebbe essere anche il luogo della
sosta, lo spazio dove fermarsi e riflettere, o semplicemente distrarsi. Per
questo motivo, bisognerebbe rivolgere nuovamente e in maniera più attenta
l’attenzione a questi luoghi ed investirvi, creando manifestazioni, incontri
per persone di tutte le età; bisognerebbe dimostrare ai cittadini le
potenzialità di tale luogo e farlo divenire un punto di riferimento vivo ed
importante nelle nostre società. Così come il cinema possiede un ruolo e catalizza
l’interesse di un’ampia fetta della popolazione mescolando cultura, conoscenza
ed entertainment, un ruolo differente ma allo stesso modo ricco dovrebbe essere
restituito alle biblioteche.