"La gente a tutto è disposta a rinunciare, fuorchè ai propri errori."

(Indro Montanelli)







lunedì 19 novembre 2012

PROSPETTIVE: LA CULTURA IN ITALIA OGGI


Parlare di tutela e sviluppo della cultura in Italia oggi significa trattare un tema molto importante ma spesso affrontato in maniera poco consapevole ed efficace. In primo luogo appare evidente sottolineare il legame necessario tra i due termini dell’indagine: non può esservi sviluppo, se non c’è tutela di ciò che si possiede. Un concetto semplice, apparentemente uno spot, un motto privo di profondo valore; invece non è così, ed è proprio questo il problema fondamentale del nostro Paese. Manca, prima di ogni altra considerazione, la consapevolezza, la coscienza del ruolo attivo che la cultura e l’arte hanno nelle nostre vite.

Sembra essere avvenuto, ormai da decenni, un cortocircuito per cui l’arte e la cultura in ogni sua forma esistano e vadano fruite solamente attraverso lo strumento del “museo polveroso”: l’unico spazio che, troppo spesso, l’Italia ha dimostrato di concedere alla cultura, in tutte le sue espressioni, è quello della contemplazione più o meno consapevole ed ammirata. La cultura non è più vista come qualcosa di vivo, di presente, capace di interagire ed arricchire chi vi si avvicina; non esiste più la convinzione per cui si possa fare cultura, praticarla; ora è semplicemente un lungo album fotografico, per ricordare ciò che di importante è stato, ma non è più. La cultura è quindi divenuta nient’altro che il “luogo dei ricordi”.

E’ a partire da queste considerazioni, dunque, e dalla volontà di cambiare questo stato di cose che bisognerebbe parlare ed interrogarsi sullo stato della cultura oggi.

In questa prospettiva, il primo passo riguarderebbe la necessità di risvegliare la coscienza sopita dei cittadini e delle istituzioni: questo è possibile sempre partendo dall’educazione e dalla formazione delle nuove generazioni e, dunque, del futuro. Una profonda riforma della scuola dovrebbe essere un momento necessario in questa direzione: riconoscere un valore all’istituto scolastico e al corpo docente significa garantire agli studenti una conoscenza ricca e profonda. Ma riconoscere un valore al corpo docente significa, anche, offrire loro delle garanzie economiche, dei contratti che permettano di costruire percorsi personali e professionali, significa riconoscere il loro ruolo fondamentale nella nostra società, non solamente con la retorica dei comizi.

Un’altra conseguenza della visione “museale” della cultura riguarda, poi, il vantaggio economico che un patrimonio culturale ed artistico come quello italiano può portare con sé: l’Italia è un paese in cui il turismo ha un ruolo fondamentale e potrebbe, da solo, costituire gran parte del Prodotto Interno Lordo. In questa prospettiva, varrebbe la pena di cercare delle modalità sempre nuove per fare turismo, per presentare le nostre ricchezze. Uscire dalla logica museale, in tal senso, significherebbe proporre un’arte ed una cultura che siano sempre più interattive con il fruitore appassionato, con il passante occasionale, con il cittadino tout court; interattività data sia dall'utilizzo delle nuove tecnologie (guide multimediali, applicazioni per smartphone, realtà aumentata) che da una maggiore comunicazione tra il turista e l’ambiente che va a visitare.

Liberare la nostra cultura, e più in generale la nostra conoscenza, dagli stretti confini di un vecchio museo, infine, significa rivalutare e ripensare le biblioteche. Qui, più che altrove, il fraintendimento è stato pienamente realizzato: luoghi deputati alla raccolta di testi messi a disposizione per la libera fruizione dei cittadini trasformati, invece, in emblemi di un collezionismo sterile e poco partecipato. La biblioteca dovrebbe essere un luogo della comunità, a disposizione di tutti; dovrebbe essere un luogo di passaggio, di scambio e di comunicazione, al pari di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. La biblioteca, però, dovrebbe essere anche il luogo della sosta, lo spazio dove fermarsi e riflettere, o semplicemente distrarsi. Per questo motivo, bisognerebbe rivolgere nuovamente e in maniera più attenta l’attenzione a questi luoghi ed investirvi, creando manifestazioni, incontri per persone di tutte le età; bisognerebbe dimostrare ai cittadini le potenzialità di tale luogo e farlo divenire un punto di riferimento vivo ed importante nelle nostre società. Così come il cinema possiede un ruolo e catalizza l’interesse di un’ampia fetta della popolazione mescolando cultura, conoscenza ed entertainment, un ruolo differente ma allo stesso modo ricco dovrebbe essere restituito alle biblioteche.

Questi sono solamente alcuni esempi, alcuni possibili interventi  che nel tempo dovrebbero essere realizzati affinché le nuove generazioni possano possedere una nuova e diversa idea di cultura e possano tutelare e sviluppare a pieno quanto i secoli hanno consegnato loro. Tutto ciò che potrebbe essere fatto, tuttavia, parte sempre dalla necessità di intervenire sul cortocircuito nel quale viviamo e secondo il quale la cultura può solamente risiedere in un vecchio museo, chiusa in una vetrinetta da esposizione, senza nessuna possibilità di interagire ed arricchire il mondo circostant