"La gente a tutto è disposta a rinunciare, fuorchè ai propri errori."

(Indro Montanelli)







venerdì 27 aprile 2012

UN ALTRO VIAGGIO


Un altro viaggio a Roma, un altro racconto; per la precisione, una serie di racconti.
Scene di vita varia, della più varia e sempre un po’ paradossale. (Allen’s quid)
E mentre sento scorrere le vicende penso e cerco il filo, come sempre.

Mi piace pensare che quelli proposti non siano altro che una serie di racconti sulla “privatezza”, voluta, ricercata, persa o violata. Il privato, necessariamente ed indissolubilmente legato al suo opposto, costretto a cercare in continuazione un suo posto, un equilibrio, magari un accordo.

Credo sia una storia “vecchia quanto il mondo”, o almeno quanto quello moderno e civilizzato.

Ma oggi ancora di più, oggi trovare un equilibrio è ancora più complesso; e allora il racconto diviene improvvisamente un tema di attualità, una critica sociale (certo di gran moda, spesso demagogica).

Il modo di raccontarcelo qui però è delicato, elegante e divertente.

Ti accorgi subito del signore sconosciuto, anonimo per convinzione e mediocre per necessità che, improvvisamente ed inspiegabilmente, una mattina diventa famoso; diviene oggetto dell’interesse altrui, un interesse che ognuno dimostra secondo le proprie attitudini (come succede sempre).
Allora entra in scena l’assurdo, il morboso, il voyeuristico.
Non è più mondo dello spettacolo, non è più nemmeno celebrità: è iniziato il più estremo dei reality, quando la realtà vera costituisce l’oggetto di una curiosità inspiegabile.
[ Morbosa reinterpretazione delle myricae. ]
E lui che prova a resistere, che si stanca della celebrità, che si indegna davanti al non senso e, proprio sul finire, capitola al vezzo, quando ormai è troppo tardi per goderne.
Eroe contemporaneo. Godimento da privazione. Isteria.
Parabola di un uomo perbene, preso, confuso e gettato via.


E poi, di storie ce ne sono altre…

C’è il padre di famiglia, l’uomo saldo e genuino.
Il perfetto affresco del becchino che, per naturale contrappasso, sprigiona una gioia e una serenità semplice ed autentica. [ Sarà vero che chi fa pace con la morte scopre la felicità nel vivere? ]
Anche a lui, però, la vita riserva una fascinazione pericolosa: la possibilità reale di cambiarla la propria esistenza.
Suo unico mezzo sarà la voce, il bel canto.
Anche lui, però, deve fare i conti con la propria dimensione privata, forte ed incapace di scendere a compromessi con quella pubblica, meglio con il pubblico. C’è la fa, realizza un progetto, cambia la sua vita. Ma, infondo, è costretto anche lui ad accettare il compromesso: incapace di vincere l’ansia da palcoscenico, preferisce portare su quello stesso palcoscenico la sua vita privata, intima direi.
Cantando sotto la pioggia, cantando sotto la doccia.
 [ Ridi pagliaccio: un monito per tutti. ]


C’è anche la giovane attrice, aspirante intellettuale ed incline alle semplici fascinazioni.

Si innamora di tutto, ogni cosa la scuote e la rapisce, profluvi di citazioni dotte (tutte però di impronta romantica, un continuo “Sturm und Drang” diciamo).
Si innamora di tutti, fa innamorare tutti di sé.
Anche lei, però, a ben guardare, vive nella sfumatura, nell’accordo irraggiungibile con il proprio mondo interno; incapace di scindere fino in fondo, sembra portare tutta se stessa sul piatto, senza paura. In realtà, come sempre accade, non fa altro che riproporre, in un canovaccio continuo, un personaggio a cui tanto è affezionata e che tanto affascina chi l’ascolta.
Il segreto sta nel credere profondamente di essere chi vorremmo essere.
E funziona sempre…Tanto che un giovane architetto combatte contro un sarcastico alterego pur di amarla, soprattutto nella sua confusione.
Sarà stato un altro amante del controllo che capitola davanti a tanto incontenibile fluire disordinato.   

Man mano, passando a racconti meno sottili o semplicemente meno paradossali, ecco la storia degli sposini di provincia puri e ligi, che incontrano la “perversione” della celebrità e la “spontaneità” della corporeità. Se la storia è abbastanza ovvia, la riflessione su di loro scorre impalpabile.

C’è dell’altro certo, ma questo è ciò che resta, perlomeno dentro me: una sensazione gradevole, qualche sorriso amaro e la città più bella del mondo.


1 commento:

  1. Nei tuoi scritti dimostri una notevole empatia. E questo a mio avviso è un elemento importante per una buona narrazione. Insinuarsi tra pensieri di persone diverse rende i personaggi più realistici e interessanti.

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